Tutta la popolazione è attualmente esposta a Campi Elettro Magnetici (CEM) ad alta frequenza (emessi da antenne dei servizi radio e TV, punti di accesso Wi-Fi, router, adattatori client, smartphones, tablets, telefoni cordless, cellulari comprese le loro basi, dispositivi bluetooth) e a bassa frequenza (emessi, ad esempio, da cavi elettrici, lampade ed elettrodomestici). A tutto questo si aggiunge ora il 5G (5th Generation), che userà le bande 700 MHz, 3.4-3.8 GHz, 26 GHz e, successivamente, le bande comprese nella gamma tra 24.25 e 86 GHz. Il livello di radiazioni a radiofrequenza per interni in ambienti nei paesi industrializzati è aumentato di 5.000 volte dal 1985 al 2005, ed è destinato a crescere pericolosamente per il numero elevato di antenne 5G pianificate.
Fino al 1940 il fondo naturale pulsato era di 0,0002 V/m. Attualmente il tetto legalizzato in Italia è di 6 V/m (media su 24 ore) e con il 5G potrebbe crescere ulteriormente fino a 61 V/m, come recentemente richiesto dagli operatori di telefonia mobile.
I campi elettromagnetici di tutte le frequenze rappresentano uno degli inquinanti più comuni ed in veloce aumento nell’ambiente, e uno dei più perniciosi in quanto non è avvertibile dai nostri cinque sensi (non si vede, non è tangibile, non ha odore, né gusto, né suono) e gli effetti sulla salute non sono riscontrabili nell’immediato. Numerose evidenze scientifiche hanno dimostrato la capacità dei CEM di indurre modificazioni biologiche su cellule e organismi viventi.
Gli effetti biologici sull’uomo comprendono danni alla barriera emato-encefalica, con un aumento del rischio di malattie neurodegenerative, infertilità, disturbi neuro- comportamentali, danni diretti alle cellule neuronali, danni al feto e alterazioni del neurosviluppo del feto, aumento dello stress ossidativo e del rischio di malattie neurodegenerative, danni al DNA, disturbi metabolici e del sistema endocrino, alterazione del ritmo cardiaco.
Le multinazionali delle telecomunicazioni sostengono che le radiazioni 5G saranno per lo più assorbite sulla superficie del corpo, nei primi 1 o 2 mm. Questi effetti di superficie avranno inevitabilmente un forte impatto sugli organismi con rapporti superficie/volume elevati quali artropodi, uccelli, piccoli mammiferi e anfibi. L’incremento esponenziale dei campi elettromagnetici, già accusati di varie morie di massa, potrebbero determinare una grave perdita di biodiversità, anche di forme viventi acquatiche stante la possibilità che determinate frequenze possono penetrare e alterare le condizioni fisiche delle acque.
Sono a rischio anche le piante e i grandi alberi, perché hanno foglie e organi riproduttivi sensibili e altamente esposti. Inoltre aumenta il rischio incendi perché le esposizioni a campi elettromagnetici rendono le piante molto più infiammabili.
I risultati disponibili circa l’esistenza di effetti biologici da esposizione a campi elettromagnetici, aggravati dal 5G, e le crescenti evidenze scientifiche che stigmatizzano il ruolo dei fattori ambientali sia nell’insorgenza del cancro che nella progressiva crescita epidemiologica di malattie non trasmissibili, oltre ai disastri ambientali, la gravità della perdita di biodiversità e lo sconvolgimento dell’eco-sistema naturale, sono ormai sufficienti per invocare il principio di precauzione e rivedere i limiti esistenti.
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